Strano, cervellotico, introspettivo, ambizioso. Il primo lavoro di Charlie Kaufman alla regia è una intensa opera che cerca di scavare nell'interiorità dell'essere umano.
Al centro della storia c'è Caden Cotard (interpretato da un meraviglioso Philip Seymour Hoffman), regista teatrale che viene lasciato dalla moglie (la quale strappa al marito anche la figlia Olive) e che scopre di essere affetto da una misteriosa malattia. Dopo aver ricevuto la prestigiosa MacArthur fellowship, il protagonista decide di mettere in scena la propria vita, cercando di creare un ritratto il più possibile sincero e fedele alla realtà. Sul set si incroceranno quindi diverse persone, molteplici sentimenti tenuti insieme dalla costante solitudine di Cotard. Il regista, infatti, perde una dopo l'altra la bigliettaia Hazel e l'attrice Claire. In sottofondo sempre presente la morte, la paura ma anche la voglia di morire. In uno spettacolo teatrale, la cui preparazione richiede tutta la vita del protagonista, Kaufman riesce a parlarci dell'incredibile abisso dell'interiore, sottolineando il lento ma inesorabile scorrere del tempo. E' proprio lo scoccare delle lancette che mette fine ad uno spettacolo che, con il passare del tempo e gli scambi di persona, diventa sempre più complesso. Uno spettacolo che nasce per raccontare la vita e che termina soltanto nel momento in cui la morte prende il sopravvento sui personaggi.
Un film da vedere, difficile da capire fino in fondo se non dotati di buona volontà ma sicuramente affascinante nei suoi intrecci narrativi e apprezzabile nelle interpretazioni di Hoffman, Michelle Williams, Catherine Keener e Samantha Morton.