lunedì 17 marzo 2014

"LEI" di Spike Jonze

"Lei" (traduzione italiana di "Her") tratta la storia di Theodore Twombly, uomo chiuso in se stesso dopo la separazione con la moglie Catherine (Rooney Mara), che riscopre il sentimento e la gioia di vivere grazie alla tecnologia. 
Joaquin Phoenix in una scena del film "Lei"
La storia è ambientata in una Los Angeles di qualche anno avanti nel tempo, dove la tecnologia ha fatto dei passi notevoli al punto che sono stati inventati dei sistemi operativi, OS, in grado di simulare una persona vera, di provare amore, dolcezza, rabbia, di dimostrare simpatia, intelligenza. Insomma, una vera personalità.
L'OS di Theodore si chiama Samantha (voce originale di Scarlett Johansson) ed è capace di portar fuori il protagonista dalla solitudine e dalla malinconia che una vita senza amore trasmette. 
Spike Jonze nel film supera la dicotomia tra uomo e macchina, considerando la tecnologia non come un ostacolo ma come un mezzo per raggiungere qualcosa, in questo caso un nuovo sentimento. Theodore, infatti, si trova nell'incapacità di creare un rapporto vero con persone reali e si immerge in questa implausibile esperienza amorosa, uguale in tutto e per tutto all'amore reale, fatta eccezione per il contatto fisico e visivo. 
Il regista e sceneggiatore statunitense è bravo a raccontare una storia d'amore uscendo dai canoni e dalla banalità che la trattazione di un tema così classico e dibattuto nell'arte può indurre. Viviamo in un'epoca in cui tutto è stato fatto e rifatto, in cui l'originalità appartiene soltanto ai grandi: Spike Jonze, con questo lungometraggio, dà prova di essere un brillante regista, dimostrandosi originale e non scontato.
Questo film ci vuole insegnare che l'amore, quello vero, colpisce all'improvviso, coglie impreparati, e quando arriva difficilmente siamo in grado di rimanere indifferenti. Anche se si tratta di un sistema operativo. 
"Lei" trasmette la necessità di conoscere se stessi per poter vivere un sentimento a pieno, per poter perdonare e perdonarsi (come succede alla fine del film con l'ex moglie). 
Bellissimo e struggente film che fa riflettere sul fatto che il cinema, certe volte, più che guardato con gli occhi va ascoltato. E' un aspetto da non sottovalutare nell'era dei grandi effetti speciali.
Un plauso a parte è riservato al superbo Joaquin Phoenix che è quasi sempre in primo piano, da solo, a dar corpo a quelle emozioni che nascono e vivono nel più profondo dell'animo. 

lunedì 3 marzo 2014

OSCAR 2014: Vince Sorrentino con "La grande bellezza"

Toni Servillo in una scena del film "La grande bellezza"
La grande attesa è finalmente terminata. E nel miglior modo possibile. "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino conquista l'Oscar come miglior film straniero dopo ben 15 anni dall'ultima volta. Era il 1999 quando Roberto Benigni con "La vita è bella" sali sul palco per stringere tra le mani l'ambita statuetta. Oggi un altro italiano compie nuovamente l'impresa. Accanto a Sorrentino al momento della consegna del premio, anche Toni Servillo e il produttore Nicola Giuliano. Il regista napoletano si è detto felice e molto emozionato, ha ringraziato Academy, attori e produttori prima di citare le sue fonti di ispirazioni: Federico Fellini, Martin Scorsese e Maradona, "quattro campioni che mi hanno insegnato cosa vuol dire fare un grande spettacolo".


La notte degli Oscar però non si è fermata qui.
Al Dolby Theatre di Los Angeles a festeggiare è soprattutto "12 anni schiavo" di Steve McQueen, premiato come miglior film. Il regista britannico è il primo nero a vincere in questa categoria.
Una scena del film "12 anni schiavo"
Film pluripremiato è stato "Gravity", con il quale Alfonso Cuarón si aggiudica la statuetta per la miglior regia.
L'Oscar per la miglior sceneggiatura originale è andato al film "Her" di  Spike Jonze.
Tra i film d'animazione vince invece "Frozen - Il regno di ghiaccio" della Disney.
Tra gli attori, vengono premiati: Matthew McConaughey, Oscar come miglior attore protagonista per Dallas Buyers Club; Cate Blanchett, Oscar come miglior attrice protagonista in Blue Jasmine di Woody Allen; Jared Leto come miglior attore non protagonista per Dallas Buyers Club, ed infine Lupita Nyong'o come miglior attrice non protagonista in 12 anni schiavo. Proprio Lupita Nyong'o, al momento della premiazione, lancia un bel messaggio: "Questa statuetta è un simbolo, per ogni bambino: significa che non conta da dove vieni. I sogni si possono avverare".

Non tutti però sono rimasti soddisfatti dalla premiazione:
Tra i grandi delusi troviamo senza dubbio "American Hustle - L'apparenza inganna" del regista David O. Russell, candidato a 10 statuette ma tornato a casa a mani vuote. 
Leonardo Di Caprio in "The Wolf of Wall Street"
Anche Leonardo Di Caprio, nonostante la grande interpretazione in The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese, rimane a bocca asciutta e non riesce ad interrompere la tradizione che non lo ha mai visto premiato come miglior attore (ben quattro le nomination ma zero i premi). Sono infatti ben 4 le candidature che Di Caprio ha ricevuto in un paio di decenni di carriera ( nel 1993 per "Buon compleanno Mr Grape", nel 2005 per "The Aviator", nel 2007 per "Blood Diamond" e quest'anno) ma ben zero le vittorie.