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Gli avvenimenti dei tre personaggi sono intervallati dal flusso di coscienza dello sceriffo: riflessioni profonde e a tratti commoventi, attraverso le quale riusciamo a capire la morale che Cormac vuole impartire: il passato incide sulle azioni presenti e future di tutti noi più di quanto pensiamo o speriamo. Siamo tutti figli di ciò che abbiamo fatto, vissuto, amato e odiato.
"Tu credi che quando ti svegli la mattina quello che è successo ieri non conta. Invece è l'unica cosa che conta. La tua vita è fatta dei giorni che hai vissuto. Non c'è altro. Magari pensi di poter scappare via e cambiare nome o non so cosa, di ricominciare daccapo. E poi una mattina ti svegli, guardi il soffitto, e indovina chi è la persona sdraiata nel letto?"
Lo scrittore americano, con dialoghi immediati e talvolta molto crudi, fa arrivare al lettore quella che è la sua opinione sul mondo di oggi: una società dove la violenza è diffusa e ingiustificata...quasi fosse normalità. Una perdita di principi e moralità che non porterà a niente di buono. Il mondo è cambiato talmente in fretta rispetto a quando lo sceriffo era giovane che quest'ultimo non è riuscito ad adattarsi a tali cambiamenti. Non riesce a spiegarsi il perché delle incredibili situazioni alle quali si trova ad assistere...troppo spesso in una situazione di impotenza.
Chigurh è senza dubbio il personaggio più affascinante: psicopatico, calmo, determinato e conciso. Ha i suoi principi e li segue fino alla fine. E' probabilmente l'unico soggetto del libro ad avere una sua morale, seppur discutibile. La sua personalità appare chiara con questa semplice frase: "Io non ho nemici. Non permetto che esistano".