giovedì 11 ottobre 2012

Premio Nobel per la Letteratura 2012: MO YAN

Quest'anno l'ambito Premio Nobel per la Letteratura vede la premiazione del cinese Mo Yan, il quale "con un realismo allucinatorio fonde racconti popolari, storici e contemporaneità". Questa la motivazione della giuria che ha premiato colui che è ritenuto il più grande autore cinese.
Mo Yan ha 57 anni, vive e lavora in Cina, a differenza del Premio Nobel del 2000 Gao Xingjian, e tra i suoi romanzi più conosciuti ricordiamo: "Sorgo Rosso", "Le sei reincarnazioni di Ximen Nao" e "Grande seno, fianchi larghi".
Mo Yan è un falso nome, che in cinese significa "non parlare". Il suo vero nome è Guan Moye.
Nel suo paese l'autore si fa interprete di molte evidenti critiche al sistema politico e alla società cinese, anche se rimaste perlopiù indirette.

venerdì 20 aprile 2012

Premio Pulitzer 2012

Il problema di cosi grandi riconoscimenti è che, anno dopo anno, rischiano di divenire routine, di essere assegnati perché devono essere assegnati e non perché qualcuno realmente si è meritato il premio. Rischiano insomma di entrare a far parte di quell'industria culturale che caratterizza la nostra società. Il Pulitzer è talmente importante che, lo scorso anno, la vincitrice Jennifer Egon è stata inserita, dopo la vittoria, nella lista tra le 100 personalità più influenti al mondo, insieme al creatore di Facebook, Mark Zuckerberg, e Barack Obama, solo per citarne alcuni. Quest'anno, per quel che riguarda la narrativa, la giuria si è trovata in disaccordo sulla qualità dei titoli dei tre candidati (Denis Johnson, Karen Russell e David Wallace, deceduto nel 2008) ed ha preferito non assegnare il premio.
Una decisione di forte risonanza nel mondo letterario dato che da ben 35 anni solari la giuria non si pronunciava con il "no award". Vincere il premio, infatti, permette di vendere molta "spazzatura"; non assegnarlo, invece, fa infuriare gli editori come sta avvenendo in America in questi giorni.
Ciò che adesso è lecito chiedersi è se la letteratura americana stia attraversando un altro periodo buio, come quello degli anni Cinquanta, nel quale per ben due volte non fu assegnato il Pulitzer, oppure sia semplicemente un cambiamento epocale nel modo di rapportarsi tra media, scrittori e strumenti d'espressione.
Ciò che invece ha trionfato quest'anno è stato il giornalismo online; la giuria ha infatti dimostrato di apprezzare la crescente importanza dei siti internet, premiando l’Huffington Post e Politico.com, a testimonianza della società che cambia insieme, ovviamente, alla comunicazione.

mercoledì 29 febbraio 2012

"HUGO CABRET" di Martin Scorsese

Martin Scorsese ci porta in un'avventura adatta non solo ai ragazzi ma anche agli adulti.
Hugo Cabret é un bambino che, trovandosi da solo dopo la morte del padre e la scomparsa dello zio, fa di necessità virtù e vive in un nascondiglio nella stazione di Paris Montparnasse. Qui si occupa di far funzionare gli orologi e intanto, giorno dopo giorno, continua a sperare di poter aggiustare l'uomo meccanico trovato dal padre molti anni prima.
Ogni giorno ruba dei pezzi qua e là finché non viene colto in flagrante dal vecchio proprietario di un chiosco che gli confisca il taccuino sul quale è appuntato tutto ciò che riguarda il piccolo robot.
Nel corso del film scopriremo che l'anziano signore del chiosco altro non è che Georges Meliès, grande regista e illusionista, nonché inventore dell'uomo meccanico.
Con un grande intreccio di personaggi, storie ed emozioni Scorsese ci fa vivere una fiaba, triste ma bella e con un finale felice.
In questo film c'è da imparare il coraggio del piccolo orfano, che cerca con tutte le sue forze di aggiustare il robot perché è l'unico legame rimasto col padre. Sempre alla ricerca di un amico, di qualcuno vicino, Hugo trarrà la forza per andare avanti dal meccanismo degli orologi: esattamente come negli orologi ogni singolo pezzo è necessario e non esistono parti superflue, anche lui, guardando una Torre Eiffel illuminata, si convince che al mondo avrebbe dovuto avere un ruolo, un suo posto. Questo pensiero lo porta ad essere felice e trovare la sua strada nella vita...e dovrebbe far capire agli spettatori che tutti quanti noi abbiamo uno scopo da perseguire.

"WAR HORSE" di Steven Spielberg

Steven Spielberg cerca di narrare (con successo a mio avviso) la storia di un cavallo, ma soprattutto di un'amicizia tra uomo e animale, che va oltre i confini della realtà, oltre l'orrore della guerra mondiale, arrivando a toccare un mondo favolistico.
Locandina italiana War HorseFilm molto interessante che riesce a tenere lo spettatore attaccato allo schermo col cuore in gola nella speranza che il giovane cavallo riesca a sfuggire ai pericoli delle trincee e riunirsi col suo padrone.
Il cavallo Joey, durante la sua grande avventura, instaura un rapporto quasi umano con tutti coloro che ne entrano in contatto, i quali lo aiuteranno così a sfuggire dai pericoli della guerra.
Spielberg ci fa vivere emozioni forti, come spesso accade con i suoi film, unendo commozione, tristezza e ansia per le sorti del protagonista equino.
Grazie alla maestria del regista, Joey sembra possedere dentro di sé valori e pulsioni tanto umane da far sembrare il cavallo tutt'uno con gli uomini che ci si imbattono...e questo non fa altro che aumentare, nello spettatore, la voglia di continuare a vedere il film nella speranza che l'animale raggiunga la salvezza.  

"QUASI AMICI" di Olivier Nakache e Eric Toledano

Il film racconta la storia di un'amicizia, vera, intensa e nata quasi per gioco.
Locandina italiana Quasi amiciLa vita del protagonista Driss subisce una radicale svolta nel momento in cui conosce ed inizia a lavorare per un miliardario paraplegico, Philippe.
Driss, prima di conoscere il ricco signore, altro non è che uno scapestrato ragazzo alle prese con la povertà e la legge.
Nel corso della pellicola i due registi riescono a descrivere e mostrare questo splendido rapporto di amicizia senza mai incappare nelle trappole del pietismo e del sentimentalismo.
Film umoristico, ironico, vivace nonostante il valore dei temi trattati.
Nakache e Toledano riescono ad unire realismo e favolismo in un film che alterna commozione, divertimento e riflessioni.
La riflessione più spontanea viene se ci soffermiamo a pensare alla bellezza di questo sentimento, l'importanza di avere accanto qualcuno che ti vuole bene; oggi troppo spesso usiamo il termine amico per descrivere un qualcosa di banale o poco importante, senza sapere, o ricordare, che questo termine ha la stessa radice del verbo amare...vorrà pur dire qualcosa.

martedì 31 gennaio 2012

"J. EDGAR" di Clint Eastwood

"J.Edgar" tratta la vita di John Edgar Hoover, uomo di politica e di potere dell'America della prima metà del '900. Hoover è stato infatti uno degli uomini più potenti ed influenti del secolo, grazie al suo ruolo di direttore dell'FBI per oltre 45 anni.
Clint Eastwood riesce a far capire la voglia di potere che questo personaggio aveva, combinata con l'estrema, e nascosta, fragilità interna.
J.Edgar infatti è stato un uomo che ha dedicato la vita per proteggere i cittadini americani, utilizzando talvolta metodi che erano spietati ed eroici allo stesso tempo.
Dalla versione proposta dal regista nativo di San Francisco emerge la voglia del personaggio di essere ammirato come uomo di valore e determinazione.
Nel corso del film ci arriva forte il messaggio che Eastwood vuole darci di un personaggio forte davanti agli altri ma debole nell'intimità del suo Io, come infatti sottolineano le scene della morte della madre e del litigio con l'amico/collega/compagno Clyde Tolson.
Hoover viene quindi descritto come un uomo a due facce, sempre intento a controllare se stesso e ciò che lo circonda.
Estremamente indovinata la scelta dell'attore protagonista, Leonardo Di Caprio, che con una grande interpretazione rende chiara la durezza del personaggio e fa commuovere nel finale di fronte ad una vecchiaia che non regala ad Hoover niente più di un continuo bilancio sulla sua esistenza.

"THE IRON LADY" di Phyllida Lloyd

"The iron lady" ripercorre la vita, politica e non, di Margaret Thatcher, primo Primo Ministro donna del Regno Unito.
La Lloyd ci mostra con precisione alcune di quelle che sono state le tappe più importanti della Thatcher, interpretata da una sempre eccezionale Maryl Streep, vista con gli occhi della stessa protagonista ormai ottantenne.
Vengono sottolineate molte doti come ambizione, fierezza e sicurezza, ma anche il suo lato intransigente e privo di mediazione che spesso ha fatto della donna oggetto di critiche. Il lungometraggio infatti spazia da una giovane Margaret Thatcher alla ricerca del successo in ambito politico, e indirettamente poi anche di approvazione da parte del padre, fino ad arrivare ai tempi in cui era ormai al comando del governo britannico e impegnata a fronteggiare crisi, rivolte e battaglie.
E' centrale il tema del vecchiaia, come inesorabile malinconia che ogni giorno ti porta a ricordare le gesta del passato. Centrale anche il rapporto col marito, imprenditore al quale Margaret deve molto, e dal quale, anche dopo la sua morte, fatica a staccarsi.
A mio parere nel film il personaggio viene descritto con poche sfumature caratteriali, quando invece forse era doveroso dare risalto anche ad altre pieghe dell'essere Margaret Thatcher.