lunedì 12 maggio 2014

Classifica musei più visitati: il Louvre al comando, l'Italia fatica

Non è una novità che a guidare la speciale classifica dei musei più visitati al mondo ci sia ancora una volta il Louvre di Parigi. Nel 2013, il museo francese ha registrato 9,2 milioni di visitatori. Il dato interessante è che neanche una perdita di quasi 500mila visitatori rispetto all'anno precedente è bastata a insidiare la prima posizione. Il secondo museo per numero di visitatori, infatti, è il British Museum di Londra, con 6,7 milioni di tagliandi staccati. A completare il podio c'è il Metropolitan Museum di New York con 6,2 milioni di visitatori.

Qualcuno che non conosce bene il belpaese potrebbe chiedersi: "E l'Italia dov'è?" 
Il nostro paese, come sempre accade quando si parla di cultura, si trova lontana dalle prime posizione, si trova ad arrancare tra investimenti che non ci sono, ritardi, problemi strutturali, corruzione e una programmazione di quella che dovrebbe essere la pubblicizzazione del nostro patrimonio che evidentemente non funziona a dovere. 
Il primo museo italiano che troviamo in questa classifica sono gli Uffizi, con 1,8 milioni di visitatori nel 2013. Nella classifica generale il museo fiorentino si attesta alla ventiseiesima posizione, staccando di 500mila visitatori Palazzo Ducale di Venezia. La top three italiana si chiude con la Galleria Dell'Accademia, anch'essa nel capoluogo toscano, con 1,2 milioni di visitatori.

Londra si impone come vera e propria capitale della cultura per quel che riguarda il 2013. La città inglese piazza ben 4 musei nelle prime 10 posizioni: oltre al già citato British Museum, anche la National Gallery, il Natural History Museum e la Tate Modern.

martedì 6 maggio 2014

"GRAND BUDAPEST HOTEL" di Wes Anderson

Film particolare, veloce e sicuramente eccentrico. Il regista in questa sua ottava fatica dà al lungometraggio un umorismo sottile, che spesso strappa un sorriso allo spettatore. Per due ore si è catapultati in un mondo irreale dove è impossibile non partecipare alle avventure dei protagonisti. Wes Anderson riesce a rendere verosimile anche la scena più assurda, inserendola in un contesto curato nei minimi dettagli, con una perfetta scrittura di dialoghi e un'atmosfera colorata, mix tra vignetta e novella.

Il film può apparire a prima occhiata una parata di stelle messe lì per far scena, invece non è così:  i personaggi e gli elementi si integrano in modo efficace grazie alla maestria del regista texano. Degna di nota l'interpretazione di Ralph Fiennes, personaggio sempre pronto alla battuta e con spiccato senso dell'umorismo.
Il ritmo incalzante dà a chi guarda quasi la sensazione di essere insieme a Monsieur Gustave e Zero.
"Grand Budapest Hotel", però, non è soltanto una commedia: la pellicola attraversa una cinquantina d'anni, mostrando le dittature dell'Est e l'intolleranza del Nazismo.
Per tutti questi motivi, il film non soltanto diverte ma offre anche allo spettatore la possibilità di riflettere sui mali che hanno attanagliato la nostra società.