Una parte della critica non considera "Radio Days" tra i massimi capolavori di Woody Allen, ma sbaglia. Il film, datato 1987, è una splendida fotografia della società americana degli anni Trenta e Quaranta ed insieme uno struggente omaggio alla bellezza del mezzo radiofonico. Attraverso la radio, il regista americano racconta piccoli episodi: la giovinezza di Joe, la guerra, i tanti fidanzati della zia, i sogni di gloria di una Mia Farrow in versione venditrice di sigarette e molto altro.
Il film si compone di quasi duecento parti, che formano un incredibile collage, tanto ironico e divertente quanto malinconico e struggente. Il ricordo ha un ruolo centrale nella pellicola alleniana, tanto che per molti ricorda "Amarcord" di Federico Fellini.
Durante il film vengono contrapposte due realtà diverse: l'illusione che tutto ciò che attiene alla radio sia oro, da una parte, e le difficoltà di vivere in un mondo finto e troppo legato all'apparenza, dall'altro.
Dopo Manhattan, un altro struggente e delicato atto d'amore nei confronti della sua New York.
Woody Allen, come sempre, riesce a tenerci incollati allo schermo, con scene esilaranti o con frammenti di vita quotidiana ricchi di nostalgia per un tempo che non c'è...e per un mezzo che rischia di scomparire.
Ennesimo meraviglioso lavoro di un regista che non finisce mai di stupire per la facilità con la quale riesce a toccare lo spettatore...poco meno di novanta minuti di grandissimo Cinema.
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