domenica 29 marzo 2015

"MANHATTAN" di Woody Allen

Un incredibile affresco dell'amata New York, la sintesi della decadenza della società e della vacuità dei rapporti umani di oggi. Manhattan di Woody Allen è un film straordinario per la capacità del regista americano di racchiudere in novantasei minuti tutta la sua arte: con i dialoghi presenti, intellettuali ma anche comici e sottili, viene tolto ogni dubbio (per coloro che ne avevano) sulla bravura di Allen come sceneggiatore.
Il film inizia con uno dei monologhi più famosi della storia del cinema "Capitolo primo: adorava New York, la idolatrava smisuratamente. Ma no, è meglio, la mitizzava smisuratamente, ecco. Per lui, in qualunque stagione, questa era ancora una città che esisteva in bianco e nero, e pulsava dei grandi motivi di George Gershwin...", quale inno d'amore per una città che "era la sua città, e lo sarebbe sempre stata" . Le note della Rhapsody in Blue di Gershwin si fondono con maestria allo skyline di una Manhattan tratteggiata in uno splendido bianco e nero, dal quale è difficile staccarsi. Le immagini della città che si susseguono lungo tutta la durata del film danno una visione poetica di Manhattan che è in grado di scaldare il cuore dello spettatore: belle le scene di vita quotidiana all'inizio, memorabile la vista del Queensboro Bridge nel cuore della notte, incantevole il giro a cavallo a Central Park.
Woody Allen narra le vicende di Isaac Davis (interpretato da lui stesso), commediografo televisivo quarantaduenne che frequenta una studentessa di 17 anni di nome Tracy (Mariel Hemingway). La tranquillità del quartetto composto da loro due e da Yale (Michael Murphy), migliore amico di Isaac, e la moglie Emily (Anne Byrne), viene sconvolta dalla comparsa della bella e intelligente giornalista Mary (Diane Keaton), che fa perdere la testa a Yale prima e Isaac poi. Tra dialoghi divertenti e graffianti (ad esempio "Ebbene io sono all'antica, non credo nei rapporti extra-coniugali. Credo che le persone dovrebbero accoppiarsi a vita, come i piccioni o i cattolici"), diventa sempre più centrale, seppur uscendo di scena, la figura della giovane Tracy, che incarna la "perdente" del gruppo paragonata agli altri ("grandioso, sto uscendo con una che deve fare i compiti"), adulti e di successo in campo lavorativo.
In realtà Tracy è l'unico personaggio del film ad avere dei valori positivi, a possedere una semplicità autentica che le permette di restare nel cuore di Isaac (Woody Allen la mette tra le cose per le quali vale la pena vivere, insieme Groucho Marx, Joe di Maggio, il secondo movimento della sinfonia Jupiter, Louis Armstrong ecc...). Proprio nella scena finale, dopo una corsa attraverso New York, il protagonista si ritrova faccia a faccia con Tracy, pentendosi di averla lasciata preferendole Mary. In questo momento, con un maturità sconosciuta agli altri personaggi, la giovane comunica all'innamorato che sta partendo per Londra e che potranno riparlare di questo solo al suo ritorno...tra sei mesi. Con l'ultima battuta del lungometraggio il regista ci lascia con una nota malinconica e, se vogliamo, con un messaggio di speranza ("Bisogna avere un po' di fiducia, sai, nella gente"), contrapponendo il volto tranquillo e sereno di Mariel Hemingway a quello sconsolato di Woody Allen.
Emblematico il ruolo interpretato da Diane Keaton, giornalista incapace di convivere con la stabilità sentimentale, nervosa e presuntuosa negli sferzanti commenti a grandi artisti (inclusi nella categoria "l'accademia dei sopravvalutati"), troppo lasciva nell'etichettare molte persone intorno a lei come "geni". Frequentatrice assidua di mostre, cene e altri momenti mondani, sempre caratterizzata da un distacco emotivo ed una frenesia assoluta che ne fanno l'adeguata rappresentazione della nostra società.
Da sottolineare le spettacolari immagini del direttore della fotografia Gordon Willis, che fanno della città di New York non solo lo sfondo ma un personaggio attivo in questa bella storia d'amore che fonde il comico con il dramma sentimentale...forse il più grande capolavoro del regista americano.

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