sabato 18 aprile 2015

"IL PROFESSORE DI DESIDERIO" di Philip Roth

Di primo acchito si potrebbe pensare che si tratti del solito Philip Roth, del solito romanzo narrante i soliti fatti: protagonista ebreo, che cresce in mezzo ai doveri e all'insoddisfazione. Poi, però, continuando a leggere, si percepisce l'immenso lavoro che lo scrittore compie per far scoprire al pubblico la difficoltà della sessualità e la continua ricerca dell'appagamento. 

All'inizio David Kepesh è un ragazzo come tanti altri, studioso, famelico lettore, ma con poco successo con l'altro sesso. Questo finché non incontra due ragazze scandinave, Elisabeth e Birgitta, con le quali inizia un menage a trois. La prima è una ragazza dolce e affettuosa; la seconda affamata di sesso e perversioni. Naturalmente il giovane Kepesh, dopo il tentato suicidio di Elisabeth, rimane aggrappato a Birgitta: con lei gira l'Europa, continua una relazione carnale che sfocia nella sperimentazione di ogni fantasia erotica. Dallo schiavismo all'adescamento di altre donne.

Quando decide di mettere la testa a posto, il protagonista fa ritorno in America e incontra la bella e insoddisfatta Helen. La donna è coetanea di Kepesh, ha lasciato la famiglia per seguire l'amore, per poi tornare in America e convivere con la costante sensazione di nostalgia per la vita lasciata e l'amore perduto. Tra lei e il protagonista non mancano la passione e il sesso, ma ben presto il rapporto diventa un continuo battibecco, anche sulle cose più banali. Nonostante questo, per frenare le paure, decidono di convolare a nozze. La vita da marito e moglie diventerà un inferno, arrivando a litigare per un toast o per una lettera non spedita, e nel giro di qualche anno i due si separeranno. 
David Kepesh rimane solo, con l'incubo dell'impotenza, e comincia ad andare da uno psicanalista. Questa una delle frasi più brillanti rivolte al dottore: «Non riesco a mantenere un’erezione, dottor Klinger. Del resto non riesco neppure a mantenere un sorriso».

Dopo un periodo difficile, il protagonista conosce la dolce e spontanea Claire, la quale riesce a frenare le paure di Kepesh e a farlo uscire dal suo guscio. A differenza dell'ex moglie, Claire non ha grilli per la testa, ha i piedi ben piantati per terra, sa cosa vuole ed esercita un'influenza positiva su di lui. Anche questa piacevole sensazione di stabilità e appagamento, però, si dirada mano a mano che la relazione tra i due prosegue. Il professore sente che la passione gli sta sfuggendo di mano e non si dà pace. Cerca di reprimere questo sentimento, ma gli tornano alla mente i ricordi con l'insaziabile Birgitta e lo sfiora la nostalgia della moglie ormai perduta. 
A questo punto Philip Roth mette il lettore davanti ad una domanda esistenziale: Se avessi agito in un altro modo o avessi scelto un'altra persona, come sarei oggi? Domanda che perseguita molti di noi e alla quale non possiamo rispondere. E alla quale neanche David Kepesh può rispondere.
Alla fine del romanzo, il protagonista chiede all'amico di suo padre sfuggito all'olocausto cosa avrebbe voluto diventare prima della guerra, e lui risponde: «Un essere umano. Una persona capace di conoscere e comprendere la vita, e cio che è reale, senza crogiolarsi nelle menzogne. È sempre stata questa la mia ambizione, fin da bambino».

Roth, nel secondo capitolo dedicato al professor Kepesh, dà ancora una volta prova di essere un grande conoscitore dei dubbi insiti nell'uomo e delle difficoltà di accettare e convivere con la propria sessualità. Sessualità che cambia il modo di vivere un rapporto e che ti spinge a fare delle scelte. La costante ricerca di soddisfazione sessuale, ma più in generale di passione, ritrovata in Kepesh, la viviamo ogni giorno nella nostra società. Una società nella quale la donna assume sempre più i comportamenti dell'uomo e il sesso diviene sempre più centrale nei rapporti quotidiani, di qualunque natura siano. 

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